La trappola del perfezionismo
La trappola del perfezionismo
Perseguire buoni risultati, cercare di migliorarsi e far bene le cose sono atteggiamenti positivi. Quando l’attenzione ostinata ai dettagli, la continua ricerca del massimo risultato e la tendenza a criticare risultati non soddisfacenti si combinano tra loro parliamo di perfezionismo. Il perfezionismo, a piccole dosi, può essere una strategia per raggiungere i propri obiettivi di vita. Una certa tendenza al perfezionismo potrebbe essere una conseguenza del bisogno, basilare nell’essere umano, di competenza ed autoefficacia. Tuttavia, esiste anche un lato oscuro verso il quale occorre prestare attenzione. Quando la ricerca della perfezione è continua e pervade diversi ambiti della vita anziché migliorare le performance rischia di inficiarle a causa di un’eccessiva accuratezza e meticolosità.
In psicologia il concetto di perfezionismo risale alla fine degli anni ’60. Hollander (1978) definisce il perfezionismo come la consuetudine di chiedere a se stessi o ad altri livelli di performance più elevati di quanto non sia necessario in una determinata situazione. Inoltre evidenzia la possibilità che esista un perfezionismo “normale” in cui la persona stabilisce standard prestazionali elevati e una volta raggiunti è soddisfatto di sé e un perfezionismo “negativo o disfunzionale” in cui chi ne soffre non riesce mai a fare abbastanza per essere soddisfatto della propria performance (E. Giusti, O. Caputo, 2009). In quest’ultimo caso è chiaro come l’autostima del perfezionista dipende dal raggiungimento degli obiettivi stabiliti.
Il perfezionismo è disfunzionale quando compromette il benessere dell’individuo provocando:
• stati di ansia elevati;
• emozioni negative (inadeguatezza, fallimento, inefficacia);
• difficoltà lavorative;
• difficoltà relazionali, affettive e sociali.
Il perfezionista nella ricerca della perfezione perde l’umorismo, la leggerezza, la frivolezza, tende a procrastinare, non riesce ad essere una persona libera, poiché sente di “dovere” costantemente perseguire alti standard che si è imposto nonostante ciò implichi una serie di conseguenze a livello emotivo, sociale, fisico, comportamentale e cognitivo. Tali conseguenze sono ritenute la dimostrazione del proprio impegno e il prezzo da pagare per ottenere stima di sé. La continua ricerca della perfezione rende la vita a senso unico e limita l’esistenza della persona.
Se ci soffermiamo un attimo a pensare ci rendiamo conto che più ci si sforza di essere perfetti meno lo si è. La verità è che le persone non sono perfette se non nelle loro imperfezioni, che le rendono uniche. Soltanto accogliendo le proprie imperfezioni si può raggiungere la felicità. Obbligarci ad essere ciò che non siamo è solo fonte di frustrazione e stress. Attraverso il supporto psicologico si possono affrontare quei passi necessari per uscire dalla trappola del perfezionismo e assaporare il piacere dei diversi aspetti della vita. Citando Carl Gustav Jung “La vita, per compiersi, ha bisogno non della perfezione, ma della completezza”.